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Cadfael

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Descrizione [dalla scheda]

Uomo di età indefinita ma sicuramente non più un ragazzo.

Non un colosso, ma dotato di una buona muscolatura, capelli biondo cenere, occhi grigi sempre in movimento. Una sottile cicatrice gli attraversa la guancia sinistra e termina poco sotto l`occhio.

Usa vestire semplici abiti da lavoro, un mantello con cappuccio (il materiale dipende dalle stagioni) completa l`abbigliamento.

Al pugno sinistro un guanto di cuoio che copre la maggior parte dell`avambraccio e che serve da posatoio per Nuvola, il suo falco.

Cavalca Lampo, un cavallo piuttosto piccolo rispetto ai cavalli britannici ma molto rapido nei movimenti.

Alla cintura porta un coltello da caccia.


Background [dalla scheda]

Più di 40 volte i fuochi di Beltane sono stati accesi da quel giorno che vide la mia nascita in un piccolo villaggio al confine tra Scotia e Brigantia.

Appena in grado di dare una mano, cominciai ad accompagnare mio padre, un mercante, nei suoi viaggi di lavoro sempre più lunghi e difficili, per poter portare a casa qualche moneta. Ero poco più di un ragazzino quando mio padre decise di partire per una spedizione oltre mare: impacchettò tutti i suoi averi e partimmo per la Gallia. Tante cose si possono dire di mio padre, ma non che non sapesse fare il suo mestiere: le merci che avevamo portato con noi andarono a ruba, e quello che compravamo, riuscivamo a rivenderlo ad un prezzo superiore. In breve, facemmo fortuna, e questo fu la nostra rovina.

Ci attaccarono mentre ci spostavamo da un villaggio ad un altro, carichi di oggetti preziosi. Combattei per la prima volta per salvarmi la vita: un velo rosso calò sui miei occhi, non sentii dolore o fatica mentre continuavo a mulinare la spada che mi era stata messa in mano. Continuai finchè vidi i nostri avversari in fuga: un urlo di gioia sgorgò dalla mia gola, ma si tramutò immediatamente in dolore ed orrore quando vidi che non solo ero l`unico sopravvissuto ma che quel che non era stato già razziato, era stato dato alle fiamme. Ero solo. E ferito. E povero. Raccolsi quel che potevo, le dita tremanti mentre ero costretto a spogliare i miei stessi compagni, sul volto un`espressione di disgusto per le mie azioni poi mi diressi verso il villaggio più vicino. Vendetti tutto quanto era superfluo, poi mi unii ad una carovana di mercanti. Gli anni trascorsi al seguito di mio padre mi favorirono: e così mi furono risparmiati i compiti più gravosi ed umilianti. Cercai in ogni modo di imparare quanto più possibile. Mi allenai coi guerrieri che ci scortavano, assistetti il fabbro nei suoi lavori di manutenzione, imparai le tecniche del mastro birraio. Viaggiammo per anni verso il sole nascente e vidi luoghi che pochi Celti han mai visitato. Giungemmo infine in una strana terra dove tutto pare di sabbia.

E qui la mia vita cambiò strada nuovamente.

Era questa una zona dominata da un sanguinario principe che opprimeva la sua gente col terrore e la violenza per suoi fini personali. Per caso, salvai un ragazzo dalle sue guardie e questi mi confessò di essere il capo dei ribelli. Non so cosa fu, ma sentii qualcosa in me che mi spingeva ad unirmi a lui e così feci con l`entusiasmo e la sventatezza della mia gioventù.

Combattemmo mille battaglie, talvolta vincemmo, altre volte venimmo sconfitti. Mille volte mille nemici vennero spazzati via dalla nostra voglia di libertà e mi trovai appiccicato numerosi soprannomi: "Lama del Nord", "il Rosso" e "Spettro folle della battaglia", i più noti. Infatti, ogni volta che scesi in battaglia, accadde la stessa cosa di quella prima battaglia: il velo rosso sugli occhi, il non sentire fatica e dolore, il continuare a combattere fino allo sfinimento...

Combattemmo, e poi ancora ed ancora finchè non riuscimmo a mettere in fuga il nostro avversario. Venne il tempo della pace e quello che consideravo ormai mio fratello dimostrò di essere un capo saggio e mise sempre il bene del suo popolo davanti a tutto. Tornai a dedicarmi all`apprendimento e studiai il potere delle erbe e imparai storie antiche da raccontare davanti ai fuochi la sera. Tutto questo finchè la nostra nemesi non tornò alla testa dell`esercito più imponente che mai mi capitò di vedere. Ed affrontare. Combattemmo nuovamente e l`idea di dover difendere la nostra libertà ci diede forze insperate. Fu grazie a questo che riuscimmo a tener testa a tanti avversari, ma ad un grande prezzo: accanto a me caddero uno ad uno i miei amici, i miei fratelli. L`ultimo colpo che vibrai spiccò la testa del tiranno ma, allo stesso momento, spezzò la mia claymore.

Tutto era finito.

La gente di quel luogo mi acclamò come nuovo regnante, ma con la mia spada, qualcos`altro si ruppe in me. Giurai a me stesso che non avrei mai più preso un`arma. E sentii il bisogno di tornare a casa. Lasciai quella che era diventata la mia terra d`adozione ed intrapresi il viaggio di ritorno che mi ha portato nuovamente a casa. Sull`Isola dei Forti.

Poco dopo il ritorno nella terra che mi vide nascere, ho trovato lavoro alla Sala dei Banchetti all`Ynis Dia. In questo luogo caro agli dei, ho avuto modo di trovare la pace, se non la tranquillità.

Ma un lupo non sarà mai addomesticato. Un falco non rimarrà per sempre chiuso in gabbia. E un guerriero non potrà tenere per sempre a bada la voce della battaglia. Così ho appeso un`ultima volta il grembiule al chiodo e ho ripreso la strada. La ruota ricomincia a girare...

E nuovamente si ferma. ITE prima e la Cantia poi mi attraggono irresistibilmente. Che abbia trovato una nuova casa?

Bryn un ragazzino appena. Solo come solo è stato Cadfael tanto tempo fa. Si rivede in lui. Lo prende sotto la sua ala protettrice. Un nuovo figlio... Mo mac...


Possa la tua strada esser sempre in discesa,

Possa il vento soffiar sempre alle tue spalle,

Possa il sole splendere caldo sul tuo volto,

La pioggia cader gentile sui tuoi campi

E, finchè non ci incontreremo di nuovo,

Possano gli Dei tenerti nel palmo delle loro mani...

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