Dottrina Monroe
La Dottrina Monroe sintetizzata nella frase "L'America agli americani", fu elaborata da John Quincy Adams, ma attribuita a James Monroe nel 1823, ed esprime l'idea che Stati Uniti non avrebbero tollerato alcuna interferenza o intromissione nell'emisfero occidentale da parte delle potenze europee. Inoltre sanciva la volontà degli Stati Uniti di non intromettersi nelle dispute fra le potenze europee, e fra una potenza europea e le rispettive colonie.
In Europa la parentesi della Rivoluzione francese, proseguita nel periodo napoleonico, si era conclusa e le forze della Restaurazione si erano ricompattate nella coalizione antiliberale definita Santa Alleanza.
Monroe sosteneva che l'Europa non doveva più accampare pretese non solo sugli Stati Uniti, ma su tutto il continente americano, compresa l'America latina, da poco decolonizzata. Stringendo rapporti commerciali e diplomatici con Messico, Colombia, Brasile e Cile, gli Stati Uniti decisero di istituire un rapporto privilegiato con i paesi liberatisi dalla dominazione coloniale.
Thomas Jefferson definì l'inizio di questa dottrina come "una cordiale amicizia con l'Inghilterra" ovvero "La Gran Bretagna è la nazione della terra che ci può maggiormente danneggiare; e avendola al nostro fianco non dovremo più temere nulla". La dottrina Monroe, elaborata dopo l'indipendenza degli Stati Uniti, garantiva agli Stati Uniti un giusto isolazionismo basato sulla speciale relazione con la "madrepatria". La Gran Bretagna, potenza mondiale a quel tempo detentrice del massimo potere marittimo, era la sola che poteva permettere agli USA di godere dell'equilibrio di potenza europeo e quindi di rimanere "isolati". Con la dottrina Monroe gli Stati Uniti volevano lasciare "gli scorpioni europei combattere nella loro bottiglia" e non influenzare la politica americana.
Proclamava che d’ora in avanti il continente americano non doveva essere più oggetto di futura colonizzazione. Gli USA avrebbero considerato ogni tentativo di estendere il sistema politico continentale europeo a qualsiasi territorio dell’emisfero occidentale come pericoloso per la loro pace e la sicurezza e che ogni tentativo di controllo del destino degli stati americani sarebbe stato interpretato come esplicita manifestazione di disaccordo con gli USA. Con un linguaggio più moderno, la dottrina Monroe annunciava al mondo che gli USA erano propensi alla propria integrità territoriale e alla indipendenza politica degli stati del Nuovo Mondo e che, un intervento europeo non sarebbe stato gradito.
La dottrina Monroe attraversò una crisi temporanea durante la guerra civile americana allorché, approfittando del conflitto fra gli stati nordamericani, Napoleone III, col pretesto di esigere il pagamento di debiti, intraprese una spedizione in Messico e fondò un Impero messicano con Massimiliano d' Asburgo come imperatore. Tale impresa va inquadrata nel progetto dell'imperatore francese di fondare un blocco latinoamericano cattolico da contrapporre agli Stati Uniti anglosassoni e protestanti.
Terminata la guerra civile peraltro gli Stati Uniti ritrovarono la precedente potenza e di fronte alle forti richieste del Segretario di Stato William H. Seward, Napoleone III non poté che richiamare il contingente francese dal Messico.
Questa dottrina fu intesa dai suoi ideatori come una proclamazione degli USA contro il colonialismo, ma in seguito fu rivista da Theodore Roosevelt come la libertà per gli USA di praticare una propria forma di egemonia nel continente americano.
Bibliografia
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