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Atti

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Attis era il figlio ed amante di Cibele, il servitore eunuco che guidava il carro della dea trainato dai leoni.

Il centro principale del suo culto era Pessinunte, nella Frigia, da cui attraverso la Lidia passò approssimativamente nel VII secolo a.C. nelle colonie greche dell'Asia Minore e successivamente nel continente, da cui fu esportato a Roma nel 204 a.C.


Origini del mito

Secondo la tradizione frigia, conservata in Pausania (Perieghesis, VII, 17, 10-12) ed in Arnobio (Adversus Nationes, V, 5-7), il demone bisessuale Agdistis sarebbe nato dallo sperma di Zeus caduto sulla terra, mentre il dio cercava di accoppiarsi con la Grande Madre sul monte Agdos.

Gli dei dell'Olimpo spaventati dalla forza e dalla ferocia dell’essere lo evirarono: dalle gocce del sangue fuoriuscito dalla ferita nacque un albero di mandorlo. La figlia del fiume Sangarios, Nana, colse un frutto dall’albero e rimase incinta. Tempo dopo nacque il figlio Attis, così chiamato per essere stato allattato da una capra (in frigio attagos), dopo essere stato cacciato sulle montagne per ordine di Sangarios.

Attis crebbe e fu mandato a Pessinunte per sposare la figlia del re. Durante la celebrazione del matrimonio, Agdistis, innamorato del giovane, fece impazzire Attis, che si recise i genitali sotto un pino. La madre degli dei, Cibele, ottenne che il corpo del giovane rimanesse incorrotto.


Culto nella Roma antica

In epoca imperiale il ruolo di Attis, la cui morte e resurrezione simboleggiava il ciclo vegetativo della primavera, si accentuò gradualmente, dando al culto una connotazione misterica e soteriologica.[citazione necessaria]

Ad Attis erano dedicate un ciclo di festività che si tenevano tra il 15 e il 28 marzo, che celebravano la morte e la rinascita del dio. Tra queste vi erano il Sanguem e l'Hilaria.