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Differenze tra le versioni di "Magritte"

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René Magritte nasce il 21 novembre 1898 in Belgio. Trascorre la sua infanzia e l'adolescenza a Charleroi. Nel corso di tutta la sua vita professò opinioni politiche di sinistra. Il suo impegno politico, da quello che sappiamo, rimase sempre a livello d'opinione: i suoi progetti per manifesti furono sempre rifiutati dai dirigenti comunisti e comunque non sopportava il fatto che la sua arte fosse sottomessa a un'ideologia (qualunque essa sia).
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Della sua infanzia gli rimangono pochi ricordi il più importante dei quali fu raccontato dallo stesso Magritte:
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“Nella mia infanzia, mi piaceva giocare con una bambina, nel vecchio cimitero abbandonato in una cittadina di provincia. Visitando le cripte sotterranee di cui eravamo riusciti a sollevare le pesanti porte in ferro e risalivamo all'aperto dove un pittore, venuto dalla capitale, dipingeva in un viale, assai pittoresco, con le colonne di pietra sbrecciata fra le foglie morte. L'arte del dipingere mi sembrava allora pervasa da una certa magia e il pittore dotato di poteri superiori. Ahimè, ho appreso in seguito che la pittura aveva ben pochi rapporti con la vita nella sua immediatezza e che ogni tentativo di liberazione è sempre stato ridicolizzato dal pubblico. L'Angelus di Millet fece scandalo quando venne presentato; il modo in cui il pittore aveva rappresentato i contadini era considerato un insulto nei loro confronti. Ci fu chi volle distruggere l'Olympia di Manet, i critici gli rimproveravano di mostrare delle donne tagliate a pezzi, poiché di una donna in piedi dietro a un balcone egli faceva vedere solo la parte superiore del corpo, mentre quella inferiore rimaneva nascosta dallo stesso balcone. Si diceva di Courbet che nel corso della sua vita avesse il cattivo gusto di ostentare chiassosamente il suo falso talento. Esempi di questo genere erano infiniti ed erano diffusi in tutti i campi del pensiero. Quanto agli stessi artisti, la maggior parte rinunciava rinunciava facilmente alla libertà mettendo la propria arte a servizio di chiunque o di qualunque cosa. Le loro preoccupazioni e le loro ambizioni sono in genere le stesse di un qualsiasi arrivista. Per questa ragione concepii una totale diffidenza nei confronti dell'arte e degli artisti, sia che si fossero dedicati ufficialmente all'arte o che ambissero a dedicarvisi; sentii di non avere nulla in comune con tale corporazione. Il mio punto di riferimento era diverso, era quella magia dell'arte che avevo conosciuto da bambino. Nel 1915 cercai di trovare una collocazione che mi permettesse di vedere il mondo diversamente da come me lo si voleva imporre. Possedevo una certa tecnica pittorica e, per quel che mi riguarda, ho cercato di fare cose volutamente diverse da tutto ciò che conoscevo in pittura. Ho provato il piacere della libertà di dipingere immagini il meno conformiste possibili. Fu allora che, per uno strano caso, mi venne dato con un sorriso pietoso, e senza dubbio con la stupida convinzione di farmi uno scherzo, il catalogo illustrato di una mostra di pittori futuristi. Ebbi così di fronte agli occhi una potente sfida a quel buon senso che tanto mi irritava. Si trattava della stessa luce che avevo incontrato risalendo dalla cripta sotterranea del vecchio cimitero dove passavo le vacanze da piccolo.”
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L'esperienza fatta da Magritte nell'infanzia è quasi premonitrice del percorso successivo, però non è da considerare l'unica chiave capace di farci interpretare le sue opere. Infatti, per avere un ruolo nella creazione delle opere, un ricordo deve essere rielaborato e reinventato grazie a esperienze che si fanno solo da adulti.
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Il padre di Magritte era sarto e commerciante, la madre modista: purtroppo erano costretti a continui traslochi perché gli affari non andavano bene. A 14 anni viene affidato alle donne di servizio e alla nonna dopo il suicidio della madre che si gettò nel fiume Sambre. Fu lo stesso Renè a trovare il corpo della madre. Magritte sosteneva di aver conservato un solo ricordo di quell'episodio: il ricordo di un sentimento di fierezza per essersi improvvisamente ritrovato al centro dell'interesse del suo ambiente e dei suoi compagni di scuola. Inoltre lui era sicuro di non aver visto il corpo della madre perché, al momento del ritrovamento, lei aveva il volto coperto da una camicia da notte.
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René aveva due fratelli poco più giovani di lui: Paul e Raymond. Raymond, il minore, era un'uomo d'affari con spirito pratico e non era amante dell'arte e della poesia. Anche dopo i primi grandi successi del fratello, continuò a considerarlo uno strambo. Bisogna dire però che René era propenso all'asocialità. Tanto non andava d'accordo con Raymond (che considerava borghese e conformista), tanto era vicino al fratello Paul che era compositore di musica popolare. Loro condividevano l'amore per il cinematografo. Tra il 1913 e il 1914 sognarono con la celebre seria Fantomas, essere multi-forme, senza identità e malefico che è riuscito a farsi amare per i suoi misfatti. Questa serie fu per Magritte ispiratrice sia per alcune tele sia per alcuni titoli. Sempre nel 1913, un luna park ha influenzato la sua vita. Lui invitò una ragazza a fare un giro su una giostra. Quella ragazza dopo 9 anni divenne sua moglie, era Geogette Berger. Si sono sposati nel 1922 e lei divenne la sua unica modella.
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Nel 1916 Magritte decise di trasferirsi a Bruxelles perché aveva capito che a Charleroi non c'era possibilità di una vita da artista. A Bruxelles decise di iscriversi all'Académie des Beaux-Arts e seguì, senza troppa assiduità, i corsi di letteratura di G. Van Eckhoud e i corsi di pittura di C. Montald.
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Magritte non conobbe direttamente gli orrori della guerra ma solo le privazioni e l'imbarazzo, nauseato dall'abisso che separa sempre gli insegnamenti artistici dagli impegni e dai misteri della poesia. Cercava quindi di trovare consolazione nelle letture: “Fantomas” e in altre letture di R. L. Stevenson che fu sua grande fonte di ispirazione insieme a Hegel per l'opera Elogio della dialettica, Baudelaire per I fiori del male, Verlaine, Heidegger e Lautréamont per La gigantessa. Ma chi esercitò su di lui una più forte influenza fu Edgar Allan Poe. Oltre alla grande passione per Stevenson e Poe, Magritte condivideva un'ammirazione letteraria molto forte anche per Mallarmé.
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Magritte a Bruxelles fece degli incontri che consolidarono il suo odio nei confronti dell'ordine costituito e il suo favore per la poetica. Il primo fu Pierre Bourgeois che gli fece conoscere il movimento futurista a cui Magritte aderì per qualche anno ma con molta poca fede a quei principi che ispiravano il movimento e cioè la fede nella velocità e nel crescente progresso tecnologico. Edouard Mesens, a cui piacquero da subito le opere di Magritte, diede un grande apporto grazie alle sue conoscenze dadaiste, e anche sotto il profilo economico grazie a numerosi acquisti. Marcel Lecomte andò invece a trovare Magritte lì dove lavorava (una fabbrica di “papiers peint” dove faceva il decoratore) e gli mostrò una riproduzione di un quadro di De Chirico da titolo Le chant d'amour. Magritte descrisse in seguito quel momento come “uno dei più emozionanti della mia vita: i miei occhi avevano visto il pensiero per la prima volta”. De Chirico, in fin dei conti, è stato un grande ispiratore dei surrealisti e questi devono molto al maestro della metafisica italiana.
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Tra il 1927 e il 1930 Magritte si trasferì nella periferia di Parigi per far parte del movimento surrealista. A questo periodo risale l'micizia con M. Ernst, Dalì e P. Eluard. Le sue origini modeste e la paura di fallire portarono Magritte a tornare a Bruxelles alle prime contrarietà nel 1930. Nel 1932 e nel 1936 Magritte si iscrive al Partito Comunista. La guerra la passa vivendo a Bruxelles. Il successo arriverà in seguito grazie all'America e al mercante Iolas.
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Magritte morì nel 1967 per un cancro, all'età di 69 anni.

Versione attuale delle 13:20, 14 Mag 2009

Reindirizza a:

René Magritte nasce il 21 novembre 1898 in Belgio. Trascorre la sua infanzia e l'adolescenza a Charleroi. Nel corso di tutta la sua vita professò opinioni politiche di sinistra. Il suo impegno politico, da quello che sappiamo, rimase sempre a livello d'opinione: i suoi progetti per manifesti furono sempre rifiutati dai dirigenti comunisti e comunque non sopportava il fatto che la sua arte fosse sottomessa a un'ideologia (qualunque essa sia). Della sua infanzia gli rimangono pochi ricordi il più importante dei quali fu raccontato dallo stesso Magritte:

“Nella mia infanzia, mi piaceva giocare con una bambina, nel vecchio cimitero abbandonato in una cittadina di provincia. Visitando le cripte sotterranee di cui eravamo riusciti a sollevare le pesanti porte in ferro e risalivamo all'aperto dove un pittore, venuto dalla capitale, dipingeva in un viale, assai pittoresco, con le colonne di pietra sbrecciata fra le foglie morte. L'arte del dipingere mi sembrava allora pervasa da una certa magia e il pittore dotato di poteri superiori. Ahimè, ho appreso in seguito che la pittura aveva ben pochi rapporti con la vita nella sua immediatezza e che ogni tentativo di liberazione è sempre stato ridicolizzato dal pubblico. L'Angelus di Millet fece scandalo quando venne presentato; il modo in cui il pittore aveva rappresentato i contadini era considerato un insulto nei loro confronti. Ci fu chi volle distruggere l'Olympia di Manet, i critici gli rimproveravano di mostrare delle donne tagliate a pezzi, poiché di una donna in piedi dietro a un balcone egli faceva vedere solo la parte superiore del corpo, mentre quella inferiore rimaneva nascosta dallo stesso balcone. Si diceva di Courbet che nel corso della sua vita avesse il cattivo gusto di ostentare chiassosamente il suo falso talento. Esempi di questo genere erano infiniti ed erano diffusi in tutti i campi del pensiero. Quanto agli stessi artisti, la maggior parte rinunciava rinunciava facilmente alla libertà mettendo la propria arte a servizio di chiunque o di qualunque cosa. Le loro preoccupazioni e le loro ambizioni sono in genere le stesse di un qualsiasi arrivista. Per questa ragione concepii una totale diffidenza nei confronti dell'arte e degli artisti, sia che si fossero dedicati ufficialmente all'arte o che ambissero a dedicarvisi; sentii di non avere nulla in comune con tale corporazione. Il mio punto di riferimento era diverso, era quella magia dell'arte che avevo conosciuto da bambino. Nel 1915 cercai di trovare una collocazione che mi permettesse di vedere il mondo diversamente da come me lo si voleva imporre. Possedevo una certa tecnica pittorica e, per quel che mi riguarda, ho cercato di fare cose volutamente diverse da tutto ciò che conoscevo in pittura. Ho provato il piacere della libertà di dipingere immagini il meno conformiste possibili. Fu allora che, per uno strano caso, mi venne dato con un sorriso pietoso, e senza dubbio con la stupida convinzione di farmi uno scherzo, il catalogo illustrato di una mostra di pittori futuristi. Ebbi così di fronte agli occhi una potente sfida a quel buon senso che tanto mi irritava. Si trattava della stessa luce che avevo incontrato risalendo dalla cripta sotterranea del vecchio cimitero dove passavo le vacanze da piccolo.”

L'esperienza fatta da Magritte nell'infanzia è quasi premonitrice del percorso successivo, però non è da considerare l'unica chiave capace di farci interpretare le sue opere. Infatti, per avere un ruolo nella creazione delle opere, un ricordo deve essere rielaborato e reinventato grazie a esperienze che si fanno solo da adulti. Il padre di Magritte era sarto e commerciante, la madre modista: purtroppo erano costretti a continui traslochi perché gli affari non andavano bene. A 14 anni viene affidato alle donne di servizio e alla nonna dopo il suicidio della madre che si gettò nel fiume Sambre. Fu lo stesso Renè a trovare il corpo della madre. Magritte sosteneva di aver conservato un solo ricordo di quell'episodio: il ricordo di un sentimento di fierezza per essersi improvvisamente ritrovato al centro dell'interesse del suo ambiente e dei suoi compagni di scuola. Inoltre lui era sicuro di non aver visto il corpo della madre perché, al momento del ritrovamento, lei aveva il volto coperto da una camicia da notte. René aveva due fratelli poco più giovani di lui: Paul e Raymond. Raymond, il minore, era un'uomo d'affari con spirito pratico e non era amante dell'arte e della poesia. Anche dopo i primi grandi successi del fratello, continuò a considerarlo uno strambo. Bisogna dire però che René era propenso all'asocialità. Tanto non andava d'accordo con Raymond (che considerava borghese e conformista), tanto era vicino al fratello Paul che era compositore di musica popolare. Loro condividevano l'amore per il cinematografo. Tra il 1913 e il 1914 sognarono con la celebre seria Fantomas, essere multi-forme, senza identità e malefico che è riuscito a farsi amare per i suoi misfatti. Questa serie fu per Magritte ispiratrice sia per alcune tele sia per alcuni titoli. Sempre nel 1913, un luna park ha influenzato la sua vita. Lui invitò una ragazza a fare un giro su una giostra. Quella ragazza dopo 9 anni divenne sua moglie, era Geogette Berger. Si sono sposati nel 1922 e lei divenne la sua unica modella. Nel 1916 Magritte decise di trasferirsi a Bruxelles perché aveva capito che a Charleroi non c'era possibilità di una vita da artista. A Bruxelles decise di iscriversi all'Académie des Beaux-Arts e seguì, senza troppa assiduità, i corsi di letteratura di G. Van Eckhoud e i corsi di pittura di C. Montald. Magritte non conobbe direttamente gli orrori della guerra ma solo le privazioni e l'imbarazzo, nauseato dall'abisso che separa sempre gli insegnamenti artistici dagli impegni e dai misteri della poesia. Cercava quindi di trovare consolazione nelle letture: “Fantomas” e in altre letture di R. L. Stevenson che fu sua grande fonte di ispirazione insieme a Hegel per l'opera Elogio della dialettica, Baudelaire per I fiori del male, Verlaine, Heidegger e Lautréamont per La gigantessa. Ma chi esercitò su di lui una più forte influenza fu Edgar Allan Poe. Oltre alla grande passione per Stevenson e Poe, Magritte condivideva un'ammirazione letteraria molto forte anche per Mallarmé. Magritte a Bruxelles fece degli incontri che consolidarono il suo odio nei confronti dell'ordine costituito e il suo favore per la poetica. Il primo fu Pierre Bourgeois che gli fece conoscere il movimento futurista a cui Magritte aderì per qualche anno ma con molta poca fede a quei principi che ispiravano il movimento e cioè la fede nella velocità e nel crescente progresso tecnologico. Edouard Mesens, a cui piacquero da subito le opere di Magritte, diede un grande apporto grazie alle sue conoscenze dadaiste, e anche sotto il profilo economico grazie a numerosi acquisti. Marcel Lecomte andò invece a trovare Magritte lì dove lavorava (una fabbrica di “papiers peint” dove faceva il decoratore) e gli mostrò una riproduzione di un quadro di De Chirico da titolo Le chant d'amour. Magritte descrisse in seguito quel momento come “uno dei più emozionanti della mia vita: i miei occhi avevano visto il pensiero per la prima volta”. De Chirico, in fin dei conti, è stato un grande ispiratore dei surrealisti e questi devono molto al maestro della metafisica italiana. Tra il 1927 e il 1930 Magritte si trasferì nella periferia di Parigi per far parte del movimento surrealista. A questo periodo risale l'micizia con M. Ernst, Dalì e P. Eluard. Le sue origini modeste e la paura di fallire portarono Magritte a tornare a Bruxelles alle prime contrarietà nel 1930. Nel 1932 e nel 1936 Magritte si iscrive al Partito Comunista. La guerra la passa vivendo a Bruxelles. Il successo arriverà in seguito grazie all'America e al mercante Iolas. Magritte morì nel 1967 per un cancro, all'età di 69 anni.