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Renee Magritte

Insieme a Paul Delvaux è considerato il maggiore esponente del Surrealismo in Belgio, e uno dei più originali esponenti europei dell'intero movimento. Dopo inizi vicini al Cubismo ed al Futurismo, il suo stile s'incentrò su una tecnica raffigurativa accuratissima basata sul trompe l'oeil, alla pari di Salvador Dalí e di Delvaux, ma senza il ricorso alla simbologia di tipo paranoide del primo o di tipo erotico-anticheggiante del secondo.

Alcune sue opere, quelle in cui i volti sono coperti da lenzuola, sono da collegare allo shock avuto dal pittore a tredici anni, quando vide recuperare il cadavere della madre suicida in un fiume, coperta appunto da un panno intorno alla testa.

Biografia

Nato a Lessines, Belgio, nel 1898, il padre Léopard Magritte era un mercante. Da giovane si trasferisce più volte con la famiglia: nel 1910, all'età di 12 anni, si trasferiscono a Châtelet, dove sua madre Adeline che probabilmente si suicida due anni dopo, nel 1912, gettandosi nel fiume Sambre; venne ritrovata annegata, con la testa avvolta dalla camicia da notte; questo fatto rimase particolarmente impresso in alcuni dipinti, come L'istoire centrale e Les amantse "le fantasticherie del passeggiatore solitario".

Con il padre e i due fratelli si trasferisce nuovamente, questa volta a Charleroi, per allontanare il dolore della tragedia. Dopo gli studi classici, René volge i suoi interessi alla pittura. Nel 1916 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles, città dove la famiglia si trasferisce nel 1918.

Inizia ad interessarsi alle ricerche futuriste, conosciute attraverso Pierre Floquet; nel 1919 espone la sua prima tela, Trois Femmes, presso la Galerie Giroux.

Nel 1922 si sposa con Georgette Berger, che aveva conosciuto nel 1913, quando aveva 15 anni. Nel 1923 vende il suo primo dipinto, il ritratto della cantante Evelyn Brélin, e nel frattempo inizia a lavorare come grafico, principalmente nel design di carta da parati.

I suoi inizi di pittore si muovono nell'ambito delle avanguardie del Novecento, assimilando influenze dal cubismo e dal futurismo. Secondo quanto affermato da lui stesso in un suo scritto, la svolta surrealista avviene con la scoperta dell'opera di Giorgio De Chirico, dalla quale viene profondamente colpito, in particolare dalla visione del quadro Canto d'amore, nel quale compare sul lato di un edificio la testa enorme di una statua greca ed un gigantesco guanto di lattice.

Nel 1925 entra nel suo periodo surrealista con l'adesione al gruppo surrealista di Bruxelles, composto da Camille Goemans, Marcel Lecomte e Paul Nougé, e dipinge il primo quadro surrealista, Le Jockey perdu, mentre lavora a diversi disegni pubblicitari.

Nel 1926 prese contatto con André Breton, leader del movimento surrealista, e l'anno successivo si tiene la sua prima mostra personale, presso la galleria Le Centaure di Bruxelles, nella quale Magritte espone ben 61 opere; successivamente si trasferisce con la moglie a Perreux-sur-Marne, nei pressi di Parigi nel 1928.

Nel 1940, per timore dell'occupazione tedesca, si trasferisce con la moglie nel sud della Francia, a Carcassonne. In questi anni, sperimenta un nuovo stile pittorico, detto alla Renoir o solare, che porta avanti sino al 1947.

Inizia il periodo vache, una sorta di parodia del fauvismo. ..

Dopo un ultimo, lungo viaggio fra Cannes, Montecatini e Milano, avvenuto nel 1966, muore il 15 agosto dell'anno successivo a Bruxelles.

René Magritte nasce il 21 novembre 1898 in Belgio. Trascorre la sua infanzia e l'adolescenza a Charleroi. Nel corso di tutta la sua vita professò opinioni politiche di sinistra. Il suo impegno politico, da quello che sappiamo, rimase sempre a livello d'opinione: i suoi progetti per manifesti furono sempre rifiutati dai dirigenti comunisti e comunque non sopportava il fatto che la sua arte fosse sottomessa a un'ideologia (qualunque essa sia). Della sua infanzia gli rimangono pochi ricordi il più importante dei quali fu raccontato dallo stesso Magritte:

“Nella mia infanzia, mi piaceva giocare con una bambina, nel vecchio cimitero abbandonato in una cittadina di provincia. Visitando le cripte sotterranee di cui eravamo riusciti a sollevare le pesanti porte in ferro e risalivamo all'aperto dove un pittore, venuto dalla capitale, dipingeva in un viale, assai pittoresco, con le colonne di pietra sbrecciata fra le foglie morte. L'arte del dipingere mi sembrava allora pervasa da una certa magia e il pittore dotato di poteri superiori. Ahimè, ho appreso in seguito che la pittura aveva ben pochi rapporti con la vita nella sua immediatezza e che ogni tentativo di liberazione è sempre stato ridicolizzato dal pubblico. L'Angelus di Millet fece scandalo quando venne presentato; il modo in cui il pittore aveva rappresentato i contadini era considerato un insulto nei loro confronti. Ci fu chi volle distruggere l'Olympia di Manet, i critici gli rimproveravano di mostrare delle donne tagliate a pezzi, poiché di una donna in piedi dietro a un balcone egli faceva vedere solo la parte superiore del corpo, mentre quella inferiore rimaneva nascosta dallo stesso balcone. Si diceva di Courbet che nel corso della sua vita avesse il cattivo gusto di ostentare chiassosamente il suo falso talento. Esempi di questo genere erano infiniti ed erano diffusi in tutti i campi del pensiero. Quanto agli stessi artisti, la maggior parte rinunciava rinunciava facilmente alla libertà mettendo la propria arte a servizio di chiunque o di qualunque cosa. Le loro preoccupazioni e le loro ambizioni sono in genere le stesse di un qualsiasi arrivista. Per questa ragione concepii una totale diffidenza nei confronti dell'arte e degli artisti, sia che si fossero dedicati ufficialmente all'arte o che ambissero a dedicarvisi; sentii di non avere nulla in comune con tale corporazione. Il mio punto di riferimento era diverso, era quella magia dell'arte che avevo conosciuto da bambino. Nel 1915 cercai di trovare una collocazione che mi permettesse di vedere il mondo diversamente da come me lo si voleva imporre. Possedevo una certa tecnica pittorica e, per quel che mi riguarda, ho cercato di fare cose volutamente diverse da tutto ciò che conoscevo in pittura. Ho provato il piacere della libertà di dipingere immagini il meno conformiste possibili. Fu allora che, per uno strano caso, mi venne dato con un sorriso pietoso, e senza dubbio con la stupida convinzione di farmi uno scherzo, il catalogo illustrato di una mostra di pittori futuristi. Ebbi così di fronte agli occhi una potente sfida a quel buon senso che tanto mi irritava. Si trattava della stessa luce che avevo incontrato risalendo dalla cripta sotterranea del vecchio cimitero dove passavo le vacanze da piccolo.”

L'esperienza fatta da Magritte nell'infanzia è quasi premonitrice del percorso successivo, però non è da considerare l'unica chiave capace di farci interpretare le sue opere. Infatti, per avere un ruolo nella creazione delle opere, un ricordo deve essere rielaborato e reinventato grazie a esperienze che si fanno solo da adulti. Il padre di Magritte era sarto e commerciante, la madre modista: purtroppo erano costretti a continui traslochi perché gli affari non andavano bene. A 14 anni viene affidato alle donne di servizio e alla nonna dopo il suicidio della madre che si gettò nel fiume Sambre. Fu lo stesso Renè a trovare il corpo della madre. Magritte sosteneva di aver conservato un solo ricordo di quell'episodio: il ricordo di un sentimento di fierezza per essersi improvvisamente ritrovato al centro dell'interesse del suo ambiente e dei suoi compagni di scuola. Inoltre lui era sicuro di non aver visto il corpo della madre perché, al momento del ritrovamento, lei aveva il volto coperto da una camicia da notte. René aveva due fratelli poco più giovani di lui: Paul e Raymond. Raymond, il minore, era un'uomo d'affari con spirito pratico e non era amante dell'arte e della poesia. Anche dopo i primi grandi successi del fratello, continuò a considerarlo uno strambo. Bisogna dire però che René era propenso all'asocialità. Tanto non andava d'accordo con Raymond (che considerava borghese e conformista), tanto era vicino al fratello Paul che era compositore di musica popolare. Loro condividevano l'amore per il cinematografo. Tra il 1913 e il 1914 sognarono con la celebre seria Fantomas, essere multi-forme, senza identità e malefico che è riuscito a farsi amare per i suoi misfatti. Questa serie fu per Magritte ispiratrice sia per alcune tele sia per alcuni titoli. Sempre nel 1913, un luna park ha influenzato la sua vita. Lui invitò una ragazza a fare un giro su una giostra. Quella ragazza dopo 9 anni divenne sua moglie, era Geogette Berger. Si sono sposati nel 1922 e lei divenne la sua unica modella. Nel 1916 Magritte decise di trasferirsi a Bruxelles perché aveva capito che a Charleroi non c'era possibilità di una vita da artista. A Bruxelles decise di iscriversi all'Académie des Beaux-Arts e seguì, senza troppa assiduità, i corsi di letteratura di G. Van Eckhoud e i corsi di pittura di C. Montald. Magritte non conobbe direttamente gli orrori della guerra ma solo le privazioni e l'imbarazzo, nauseato dall'abisso che separa sempre gli insegnamenti artistici dagli impegni e dai misteri della poesia. Cercava quindi di trovare consolazione nelle letture: “Fantomas” e in altre letture di R. L. Stevenson che fu sua grande fonte di ispirazione insieme a Hegel per l'opera Elogio della dialettica, Baudelaire per I fiori del male, Verlaine, Heidegger e Lautréamont per La gigantessa. Ma chi esercitò su di lui una più forte influenza fu Edgar Allan Poe. Oltre alla grande passione per Stevenson e Poe, Magritte condivideva un'ammirazione letteraria molto forte anche per Mallarmé. Magritte a Bruxelles fece degli incontri che consolidarono il suo odio nei confronti dell'ordine costituito e il suo favore per la poetica. Il primo fu Pierre Bourgeois che gli fece conoscere il movimento futurista a cui Magritte aderì per qualche anno ma con molta poca fede a quei principi che ispiravano il movimento e cioè la fede nella velocità e nel crescente progresso tecnologico. Edouard Mesens, a cui piacquero da subito le opere di Magritte, diede un grande apporto grazie alle sue conoscenze dadaiste, e anche sotto il profilo economico grazie a numerosi acquisti. Marcel Lecomte andò invece a trovare Magritte lì dove lavorava (una fabbrica di “papiers peint” dove faceva il decoratore) e gli mostrò una riproduzione di un quadro di De Chirico da titolo Le chant d'amour. Magritte descrisse in seguito quel momento come “uno dei più emozionanti della mia vita: i miei occhi avevano visto il pensiero per la prima volta”. De Chirico, in fin dei conti, è stato un grande ispiratore dei surrealisti e questi devono molto al maestro della metafisica italiana. Tra il 1927 e il 1930 Magritte si trasferì nella periferia di Parigi per far parte del movimento surrealista. A questo periodo risale l'micizia con M. Ernst, Dalì e P. Eluard. Le sue origini modeste e la paura di fallire portarono Magritte a tornare a Bruxelles alle prime contrarietà nel 1930. Nel 1932 e nel 1936 Magritte si iscrive al Partito Comunista. La guerra la passa vivendo a Bruxelles. Il successo arriverà in seguito grazie all'America e al mercante Iolas. Magritte morì nel 1967 per un cancro, all'età di 69 anni.

Stile e tecnica

Magritte svolge un tipico illusionismo di ordine onirico; illustra, ad esempio, oggetti e realtà assurde, come un paio di scarpe che si tramutano nelle dita di un piede o un paesaggio simultaneamente nella parte inferiore notturno e in quella superiore diurno, ricorrendo a tonalità fredde, ambigue, antisentimentali, quali quelle del sogno.

Magritte è l'artista surrealista che, più di ogni altro, gioca con gli spostamenti del senso, utilizzando sia gli accostamenti inconsueti, sia le deformazioni irreali. Ciò che invece è del tutto estraneo al suo metodo è l'automatismo psichico, in quanto egli, con la sua pittura, non per vuole far emergere l'inconscio dell'uomo ma vuole svelare i lati misteriosi dell'universo. Ed è proprio su questo punto che la sua poetica conserva lati molto affini con quelli della Metafisica; non a caso il suo periodo surrealista inizia con la scoperta delle opere di Giorgio De Chirico.

I suoi quadri sono realizzati in uno stile da illustratore, (può essere utile sapere che da giovane lavorò come disegnatore di carta da parati, esperienza che gli servì probabilmente a maturare il suo stile freddo ed impersonale) di evidenza quasi infantile. Volutamente le sue immagini conservano un aspetto pittorico, senza alcuna ricerca di illusionismo fotografico. Già in ciò si avverte una delle costanti poetiche di Magritte: l'insanabile distanza che separa la realtà dalla rappresentazione. E spesso il suo surrealismo nasce proprio dalla confusione che egli opera tra i due termini.

In altri quadri Magritte gioca con il rapporto tra immagine naturalistica e realtà, proponendo immagini dove il quadro nel quadro ha lo stesso identico aspetto della realtà che rappresenta, al punto da confondersi con esso.

Di notevole suggestione poetica sono anche i suoi accostamenti o le sue metamorfosi. Combina, nel medesimo quadro, cieli diurni e paesaggi notturni. Accosta, sospesi nel cielo, una nuvola ed un enorme masso di pietra. Trasforma gli animali in foglie o in pietra.

Il suo surrealismo è dunque uno sguardo molto lucido e sveglio sulla realtà che lo circonda, dove non trovano spazio né il sogno né le pulsioni inconscie. L’unico desiderio che la sua pittura manifesta è quello di "sentire il silenzio del mondo", come egli stesso scrisse. In ciò quindi il surrealismo di Magritte si colloca agli antipodi di quello di Dalí, mancandovi qualsiasi esasperazione onirica o egocentrica.

Opere


Collegamenti esterni