Marziale/Epigrammi/Liber I/69
LXVIII
Quidquid agit Rufus, nihil est nisi Naevia Rufo.
Si gaudet, si flet, si tacet, hanc loquitur.
Cenat, propinat, poscit, negat, innuit: una est
Naevia; si non sit Naevia, mutus erit.
Scriberet hesterna patri cum luce salutem,
'Naevia lux' inquit 'Naevia lumen, have.'
Haec legit et ridet demisso Naevia voltu.
Naevia non una est: quid, vir inepte, furis?
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qualunque faccenda
Rufo attenda,
non c'è per Rufo che soltanto Nevia.
Se gode o piange oppur se ne sta zitto,
parla o pensa di lei.
Pranza o propone un brindisi,
chiede o dice di no o un cenno fa,
sempre Nevia è presente al suo pensiero.
Se non c'è lei, muto se ne sta.
Scriveva ieri una lettera a suo padre
e cominciava: «Nevia, luce mia,
ave, Nevia, pupilla dei miei occhi.»
Nevia legge quest'inizio e ride,
tenendo il viso basso.
Nevia non è mica unica al mondo.
Perché folleggi, dunque, o uomo sciocco?