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Hans-Georg Gadamer

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- L'essere che può venir compreso è linguaggio."Verità e metodo" -

Marburgo (Germania) 11 febbraio 1900 - Heidelberg 13 marzo 2002 considerato uno dei maggiori esponenti dell'ermeneutica filosofica grazie alla sua opera più significativa, Verità e metodo (Wahrheit und Methode, 1960). È stato allievo di Paul Natorp e di Martin Heidegger }}

Vita

Gadamer ha studiato a Breslavia, passando poi a Marburgo dove, nel 1922, consegue il dottorato di ricerca presso la cattedra di Natorp con una tesi su L'essenza del piacere nei dialoghi di Platone. Nel 1929 ottiene la libera docenza, mentre dieci anni più tardi diviene professore ordinario, e nel biennio 46-47 rettore dell'Università di Lipsia. Insegna poi a Francoforte, quindi a Heidelberg, prendendo la cattedra che fu di Jaspers, incarico che terrà fino al 1970. Nel 1973 diviene accademico dei Lincei. Nel 1990 è stato nominato cittadino onorario di Napoli. Muore il 13 marzo 2002 all'età di 102 anni in una clinica universitaria di Heidelberg.

Gadamer e l'ermeneutica: da tecnica dell'interpretazione dei testi a disciplina filosofica universale

Il nucleo fondamentale della ricerca filosofica di Gadamer si muove sul terreno dell'ermeneutica. La parola "ermeneutica" è di etimo greco e rinvia alla hermeneutiké téchne, termine che allude a una costellazione di significati legati all'attività del tradurre, dell'interpretare, e che a sua volta deriva da hermeneúo, verbo che riecheggia Hermes – il nunzio degli dèi.

In passato l'ermeneutica era una dottrina tecnica che si occupava dell'interpretazione dei testi sacri o delle leggi. Intesa nel senso disciplinare del termine, l'ermeneutica è un prodotto essenzialmente moderno. È in quest'epoca infatti che Friedrich Schleiermacher apre la strada a quella che stava per diventare una disciplina filosofica vera e propria. Il problema posto dall'autore era di vedere quali fossero le condizioni preliminari del comprendere, per mezzo delle quali gli interpreti avrebbero potuto evitare ogni fraintendimento durante la ricostruzione (hinein-Versetzung, letteralmente: trasferimento interno) dell'opera. In questo senso, il compito dell'interprete consisteva non solo nel catturare le intenzioni esplicite dell'autore originario, ma di esplicitare la traccia del "non-detto" sotteso a ogni intento consapevole.

Ma se per Schleiermacher il circolo ermeneutico era concluso grazie a un trasferimento empatico, per Wilhelm Dilthey, epistemologo delle scienze dello spirito, rimane un compito mai concluso né mai pacificato. Tuttavia, Dilthey riteneva ancora che la comprensione dovesse raggiungere la medesima oggettività propria delle scienze della natura.

In evidente opposizione alla pretesa di monopolio rivendicata dalla metodologia delle scienze empiriche, Martin Heidegger rappresenta un punto di svolta per la storia dell'ermeneutica. Egli prese a occuparsi del problema dell'ermeneutica per sviluppare, con intenti non più epistemologici ma ontologici, la struttura della precomprensione. Secondo Heidegger, infatti, il comprendere rappresenta un modo di essere dell'Esserci (Dasein), la cui esistenza è influenzata da una comprensione preliminare del mondo.

A partire da questo assunto, Gadamer giunge a interrogarsi sulle modalità del comprendere ermeneutico. Per Gadamer, non è possibile tornare indietro rivivendo il passato in modo oggettivo, poiché l'esistenza presente è influenzata da una serie di conoscenze stratificate che anch'egli chiama "pre-comprensioni" (Vorverständnisse) o, più semplicemente, "pregiudizi".

Ora, sostiene Gadamer, quando ciascuno emette un giudizio è influenzato dalla propria visione del mondo (Weltansicht), che tuttavia non costituisce un inconveniente, bensì una condizione fondamentale del processo cognitivo. È per questa ragione che egli può affermare che: "Di per sé, pregiudizio significa solo un giudizio che viene pronunciato prima di un esame completo e definitivo di tutti gli elementi obiettivamente rilevanti"<ref>Verità e metodo, Bompiani 2000, p. 561</ref>. Secondo questo punto di vista, il pregiudizio non va eliminato, ma abitato con una certa phrónesis ("saggezza", o meglio ancora "prudenza", termine che richiama il latino pro-videre ovvero la capacità di "guardarsi [se videre] intorno [pro]"), concetto che Gadamer recupera esplicitamente da Aristotele: "L'interprete", prosegue Gadamer, "non può proporsi di prescindere da sé stesso e dalla concreta situazione ermeneutica nella quale si trova"<ref>ivi, p. 699</ref>.

È così che si viene a configurare il "circolo ermeneutico". Ogni interpretazione è infatti influenzata dai nostri pregiudizi storici, nel senso che le nostre conoscenze che caratterizzano la comprensione del presente sono determinate da una continua stratificazione di nozioni che si formano grazie al costante dialogo tra l'opera e i suoi interpreti. Tale circostanza trova un'illustrazione nell'importante, e talvolta frainteso, concetto di "fusione degli orizzonti" (Horizontverschmelzung), il processo che porta il fruitore del testo all'interno del circolo ermeneutico, in cui si fondono due orizzonti: quello dell'interprete, formatosi entro la tradizione e la precomprensione del presente, e quella del testo, che porta con sé l'insieme di tutte le interpretazioni e tradizioni che ha vissuto.

Bibliografia

Riportiamo le principali traduzioni italiane:

  • L'attualità del bello, tr. it di R. Dottori e L. Bottani, Marietti, Genova 1986;
  • La dialettica di Hegel, tr. it di R. Dottori, Marietti, Genova 1966;
  • Dove si nasconde la salute, tr. it. Di M. Donati e M.E. Ponzo, intr. Di A. Grieco e V. Lingiardi, Cortina, Milano 1994;
  • Ermeneutica e critica dell'ideologia, tr. it. di G. Tron, a cura di G. Ripanti, Queriniana, Brescia 1979.
  • Elogio della teoria. Discorsi e saggi, tr. it di F. Volpi, Guerini e Associati, Milano 1989;
  • Ermeneutica e metodica universale, tr. it. di U. Margiotta, Marietti, Genova 1973;
  • Linguaggio, tr. it. di D. Di Cesare, Laterza, Roma-Bari 2005;
  • Il movimento fenomenologico, tr. it. di C. Sinigaglia, Laterza, Roma-Bari 1994;
  • Il problema della coscienza storica, a cura di V. Verra, Guida, Napoli 1969/1974;
  • La ragione nell'età della scienza, tr. it. di A. Fabris, introduzione di G. Vattimo, il Melangolo, Genova 1999
  • La responsabilità del pensare. Saggi ermeneutici, tr. it. di R. Dottori, presentazione di G. Reale, Vita e pensiero, Milano 2002;
  • Studi platonici, 2 voll., tr. it. di G. Moretto, Marietti, Casale Monferrato, Genova 1983-1984;
  • Verità e metodo, tr. it. Di G. Vattimo, Bompiani, Milano 1983;
  • Verità e metodo 2, tr. it di R. Dottori, Bompiani, Milano 1996.

L'editore Marietti sta curando la traduzione e la pubblicazione delle Opere di Hans-Georg Gadamer (Gesammelte Werke, Tübingen 1976 e sgg.)

Su Gadamer e sull'ermeneutica filosofica:

  • F. Bianco, Introduzione all'ermeneutica, Laterza, Roma-Bari 1998/2002
  • D. Di Cesare, Gadamer, Il Mulino, Bologna 2007;
  • M. Ferraris, Storia dell'ermeneutica, Bompiani, Milano 1988;
  • G. Figal, La filosofia di Gadamer. Ermeneutica come filosofia della mediazione, in Iride, 2, 2000, pp. 305-312;
  • O. Ottaviani, "Esperienza e linguaggio. Ermeneutica e ontologia in Hans-Georg Gadamer", Carocci, Roma 2010
  • G. Ripanti, Gadamer, Cittadella Editrice, Assisi 1978;
  • M. Ruggenini-G. Pattaro, "Ermeneutica", in AA.VV., Gli strumenti del sapere contemporaneo, UTET, Torino 1985, vol. II, pp. 264-270.
  • Wasim Salman, La Wirkungsgeschichte de Hans-Georg Gadamer dans la théologie de Claude Geffré, David Tracy et Wolfhart Pannenberg, Gregoriana, Roma 2010.

Collegamenti esterni