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Aoife

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Descrizione [dalla scheda]

perfida egocentrica impavida ha ha ha hi hi hi hu hu hu

Background [dalla scheda]

Nacqui tre lustri fa in una notte di piena tempesta. Per gli Arbeia di Parisia era un inverno rigido e il cibo scarseggiava. Mia madre era piena dell’orgoglio del mio Clan e non emise uno strillo o gemito di dolore, nella speranza che la forza da lei dimostrata si trasmettesse a me… e la sua forza fu tanta e il coraggio immenso anche nella morte che le portai venendo alla luce.

Passarono molte lune ed il tempo non accennava a migliorare, la caccia non era proficua e gli uomini iniziarono nuovamente a guardare al Sud come unica speranza per sopravvivere all’inverno.

I rapporti purtroppo non erano dei migliori per i Clan del Sud, i nostri mercanti provavano a scambiare armi i cibo e quei bastardi non perdevano tempo ad approfittarsi della nostra disperazione per dissanguarci ancor di più in cambio di una mangiata di semi di grano.

Mossi i primi passi proprio quando i guerrieri parisi al fianco di scoti e pitti scesero a far mambassa delle ricche scorte di cibo conservate nei magazzini delle città di Isca Dumnonia ed alleate.

La sorte non ci fu propizia nemmeno in quell’occasione… le genti del sud si difesero bene ed i loro druidi maledissero le nostre terra già segnate dalle piaghe del tempo.

Crebbi forte e temprata dalla dura lotta per la semplice sopravvivenza, capitò che io e mio padre dovemmo perfino rubare le prede ai lupi in inverno per sfamarci. L’odio per colore che nel sud vivevano nella ricchezza e che non pativano la fame cresceva in me, soprattutto nel constatare che ogni approccio commerciale veniva da loro sfruttato per portarci via il poco che mettavamo da parte con tanto sudore della fronte: questa volta anche io, finalmente, sarei scesa a depredare le città del sud.

Infatti mio padre iniziò precocemente ad addestrarmi all’uso della spada. All’inizio quell’arnese era pesate per le mie deboli e piccole braccia, ma alla fine e dopo fiacche e piaghe sulla pelle delle mani e delle dita riuscii a dominare seppur con fatica la difficile arte del combattimento.

Lo scontro fu cruento… prima della battaglia i nostri druidi e le nostre sacerdotesse chiamarono la benedizione degli dei su di noi e maledissero i nemici, mentre noi urlavamo ed imprecavamo contro quella razza d’uomini che non aveva rispetto ne parte, che con i soldi pensava di poter avere tutto.

C’era qualcosa che in tutto questo non andava… ma lo scoprì solo più tardi.

Lo scontro fu cruento oltre le mie peggiori ipotesi, oltre il mio immaginabile. Vidi cose in quell’ora di battaglia che non dimentico ancor oggi.

La mia spada affondò più volte nel corpo dei miei avversari, non tenni il conto di quanti ne uccisi, tantomeno di quanti ne ferì, combattevo accanto a mio padre, ci guardavamo le spalle a vicenda, lui roteava la lancia con un abilità che non avrei mai potuto immaginare, prima sgambettava il nemico e poi lo finiva trapassandogli il cuore. I nostri avversari però non furono da meno, ed ancora alle mie spalle sentivo le voci dei druidi e delle sacerdotesse che si combattevano tra loro, che curavano i guerrieri e che onoravano il sangue versato, offrendolo in dono agli dei.

Gli arti si staccavano dai corpi inondando la terra di sangue, le viscere rendevano il terreno scivoloso ed i guerrieri più valorosi morivano in piedi e si accasciavano solo quando l’anima ormai s’era allontanata dal loro corpo terreno. Era orribile, ma altrettando affascinante. Noi combattevamo perché affamati… e loro? Loro che motivano avevano per combattere? Difendere qualcosa che potevano darci in altro modo? Ai miei occhi apparivano come vani folli. La mia rabbia cresceva.

Anche questa volta però fummo scacciati… Le perdite furono ingenti da ambo gli schieramenti, ma l’averci scacciato non bastò all’esercito del Sud. I loro druidi continuarono a colpirci anche nella ritirata, scagliavano maledizioni, bloccavano persone chiamando a loro i poteri della terra ed avvinghiandoli con delle radici che li avvinghiavano e li rendevano facile preda dei guerrieri che ci inseguivano. Altri ancora erano più sfortunati, o fortunati, dipende dalle proprie idee, venivano bruciati sul colpo da strani rituale druidici… Fu quello che accadde a mio padre, un attimo prima correva verso il bosco accanto a me, lontano dalla spianata, un attimo dopo giaceva tra le mie braccia con gli occhi bianchi ed i capelli bruciati, come se il fuoco fosse divampato in lui da dentro.

Non riuscì a piangere la sua morte… non prima d’aver strillato la mia rabbia e l’aver raggiunto, aiutando i feriti, un posto sicuro nei boschi a nord. Lontani dal pericolo finalmente capii… vedevo i nostri duidi e sacerdotesse curare in impegnarsi per rincuararci, ma io avevo intuito qualcosa che mancava in loro e che invece c’era nei druidi del sud. Era il desiderio di guidare le nostre armi in battaglia.

Non saprei dire a che cosa fosse dovuto, erano tutti buoni i nostri druidi, si impegnavano molto per aiutarci come potevano, ma la vita al nord era diversa da quella che si conduceva al sud e quindi perché non doveva esser differente anche l’uso e la conoscenza della forza che la natura e gli dei ci donavano? Qui in Parisia c’era bisogno di persone che aiutasserò a sopravvivere e non a combattere, perché con le continue carestie il cambattere diventava secondario, nonostante fossimo capaci combattenti e le nostre armi fossero forgiate con la massima cura.

Eppure nessuno dei nostri druidi era capaci di fondersi pienamente con noi in battaglia… di iniziare un cammino spirituale superiore… di rappresentare una guida più d’un conforto. Un bastone da sollevare contro coloro che non avrebbero rispettato il valore della nostra vita.

In più avevo visto il potere che una Sacerdotessa, come sarei potuta diventare io, avrebbe gestito, ed io potevo incamminarmi su quella strada se ne avessi avuto la forza necessaria.

Una spada senza lo spirito è una scintilla di fiamma senza calore. Si perderebbe nel vento gelido, senza scaldare alcun cuore.

Il mio nome è Aoife:”Padre… farò in modo che la tua morte non sia inutile, che il mio popolo possa trovare, grazie alle mie preghiere, forza e coraggio e soprattutto che sia vendicato il sangue versato con altro sangue, che renderà arida la terra delle genti del sud, ma fertile la nostra e fecondi i grembi delle nostre donne.”

Ma oggi queste convinzioni sono cadute, quelli che pensavo amici sono nemici e la storia della mia vita continuerà ad essere scritta...

Note [dalla scheda]

Nipotina dell`Eildeir e della Mathair